In Basilicata il Forentum è tra le chiocciole di Osterie d'Italia 2020 per Slow Food

In Basilicata il Forentum è tra le chiocciole di Osterie d'Italia 2020 per Slow Food

La cucina del Forentum ancora una volta premiata dalla prestigiosa guida Slow Food Osterie d’Italia 2020.

Savino Di Noia assieme alla signora Lucia è parte del racconto di una storia condivisa, quella della gastronomia lucana che sta assumendo sempre più tratti autorevoli nel panorama nazionale con prodotti che rispettano la circolarità del tempo e la comunità d’appartenenza: dal pane cotto a legna alla pasta casereccia tirata a mano, il km 0 del vicino contadino e l’utilizzo dei cinque presidi Slow Food della Basilicata (l’oliva infornata di Ferrandina, il caciocavallo podolico simbolo della tradizione casearia, il fagiolo rosso scritto del Pantano di Pignola, la pera signora della Valle del Sinni e il pezzente della montagna materana).

 

La recensione al ristorante Forentum

Durante la proclamazione non potevano mancare le parole del presidente di Slow Food Carlo Petrini: “la salvaguardia del patrimonio delle osterie si deve in grande misura a questa guida. Mentre in tutta Europa la ristorazione popolare perdeva smalto – si pensi ai bistrot e alle brasserie in Francia – in Italia le osterie sono diventate sempre più un paradigma da imitare. La sfida dei prossimi 30 anni sarà quella di difenderci dalla proliferazione di “osterie finte”. Perché l’osteria è il luogo ideale per sensibilizzare sui temi della sostenibilità e del bene comune. I clienti di domani saranno i ragazzi che ora manifestano per il clima con Greta. Da qui si può partire per immaginare il futuro“.

L’evento si è tenuto al Piccolo Teatro Strehler di Milano, condotto da Francesca Romana Barberini, volto noto della tv gastronomica, che ha presentato, tra gli ospiti, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il giornalista e scrittore Michele Serra.

A ritirare il riconoscimento Savino Di Noia e sua madre Lucia: “un attestato che premia il forte attaccamento alle pratiche alimentari del territorio e che ancora una volta dà la spinta necessaria al nostro modello di cucina, fortemente ancora al presente ma con uno sguardo particolare alla tradizione per evitare l’oblio della memoria