Dice di noi Luciano Pignataro: i sapori lucani esaltati dalla buona tecnica e al prezzo giusto

Dice di noi Luciano Pignataro: i sapori lucani esaltati dalla buona tecnica e al prezzo giusto

Dal blog di lucianopignataro.it

Lavello è il punto di passaggio tra le grandi pianure della Puglia del Nord e il Vulture sull’asse Canosa-Melfi. 

Punto di passaggio e di fermata per abbeverare le mandria durante la transumanza che d’estate o andava a Nord verso l’Abruzzo o verso i verdi pascoli dell’Irpinia.

 

Nel cuore del centro storico l’ennesimo piccolo grande miracolo della gastronomia.

Savino Di Noia, dopo la scuola dell’Alma e una sosta nelle cucine di Marchesi e Cannavacciuolo, è tornato in paese dove la famiglia ha uno storico bar proprio al centro, vicino il Comune. 

E qui, recuperando spazi nelle vecchie cantine scavate nella roccia dove scorre l’acqua, ha creato il suo spazio. 

Così ci ha colpito di questa sosta dove siamo capitati insieme a Elena Fucci con il marito Andrea e il papà Salvatore? 

Questo: la passione e l’orgoglio per le tradizioni e la cucina di tradizione lucana, quella della transumanza con tante influenze pugliese (fave e cicoria per tutte), ma anche la capacità di ridefinire i piatti antichi con le tecniche apprese in questi anni di studio.

Il risultato è una attenzione costante al territorio, dai prodotti presidi di Slow Food alle dop e alle igp, la capacità di coniugare l’abilità del panettiere di fiducia, la manualità della mamma nel fare i ravioli, nello studiare ricette che magari si stavano perdendo nei meandri della memoria e di crearne altre che abbiano sempre un aggancio con la storia del territorio.

Risultato per il cliente: un menu leggibile e godibile, assolutamente da non perdere. 

In sala c’è la compagna di Savino, Aurora Basso, anche lei appassionata, attenta. Riesce a fare atmosfera.

L’Italia è il paese delle trattorie, ma il passaggio che stiamo vivendo è proprio questo: magari la gestione resta la stessa, ma il salto lo fanno quei giovani che, figli d’arte, dopo essersi nutriti con le ricette preparate in modo tradizionale, allargano la loro visione delle cose apprendendo e girando per il Paese e magari anche all’estero.

Quando tornano da questi giri ci sono due strade che in genere vengono imboccate.

Alcuni vogliono emergere con una cucina d’autore, gourmet. 

Percorso difficile perché bisogna essere veramente bravi e soprattutto avere il contesto adatto per realizzare i propri sogni, pubblico, territorio, soprattutto turisti.

Molti restano disillusi, aprono il loro locale e non riescono mai a riempirlo. 

Altri invece con la testa sulle spalle riescono a stare un passo davanti al gusto comune, non dieci, riuscendo in tal mondo a non spiazzare i clienti.

In Italia il confine tra novità e “cose strane” è sempre molto labile e difficile da definire in questi casi.

Ecco, tutto questo per dire che secondo noi Savino ha centrato il punto di equilibrio, abbiamo la parmigiana di melanzane ripassata nel forno a legna ma presentata in modo meno greve, alle cotture delle carni meno tradizionali che alla fine regalano maggiore pulizia e sapori.

E poi ricerca sui formaggi, salumi, olio e ovviamente vino.

Aggiungiamo che il progetto di Savino comprende anche delle camere, con un palazzo ben ripreso nel Centro storico e che l’intenzione è spingere in questa direzione.

 

CONCLUSIONE

L’Antica Cantina Forentum è un luogo dove si sta bene, la cucina tradizionale è ben eseguita e si paga da osteria: raramente il conto supera i 30 euro. I sapori lucani li ritrovate nel piatto.

Come dire, mi azzardo a dire che se dovessimo indicare un erede di Federico Valicenti faremmo proprio il nome di Savino. E poi a tutto Aglianico. Del Vulture ovviamente. Alè.

Su Scatti di Gusto: perché scoprire la Basilicata assaggiando pizza e piatti all’Antica Cantina Forentum

Su Scatti di Gusto: perché scoprire la Basilicata assaggiando pizza e piatti all’Antica Cantina Forentum

Una delle prime ospitalità culinarie a nord della Basilicata, per chi proviene dalla vicina Puglia, è rintracciabile nella cittadina di Lavello. 

Nel vecchio centro storico (quartiere “il Pescarello”), decentrato rispetto al nucleo cittadino, troviamo l’Antica Cantina Forentum: ristorante e pizzeria che segue il modello della farm-to-table

A prendere le redini del locale a conduzione famigliare – ricavato all’interno di una cantina del 1500 – è il giovane Savino Di Noia, dopo gli studi all’Alma di Gualtiero Marchesi e una piccola parentesi a Villa Crespi nel ristorante di Antonino Cannavacciuolo ha deciso di scrivere la propria historia in terra natia.

L’ambiente accogliente e ben arredato è suddiviso in due sale, al piano inferiore “la grotta de i Munacidd” dove si narra la leggenda di un antico folletto, mentre in quello superiore volte in pietra e muri ornati da fotografie narrano la vita popolare e rurale d’un tempo. 

In cucina, coadiuvato da mamma Lucia, segue un percorso attento alla ricerca di prodotti autentici, locali e tradizionali: un laboratorio che porta con sé non solo calorie ma diventa luogo in cui apprendere e tramandare a neofiti e nuove generazioni il gusto e l’identità territoriale.

Quest’ultimo è il filo conduttore dei percorsi creati ad hoc, come l’itinerario della Tradizione 28 € (tagliere di salumi e formaggi presidio Slow Food, fritto lavellese con pettole e verdure pastellate, raviolo di ricotta dolce, braciola aglio e prezzemolo e chiusura con dolce della casa), l’itinerario Baccalà a 35 € con interpretazioni classiche (baccalà lesso con peperoni cruschi) e creative (baccalà zenzero e mandorle) e quello Territorio a 32 € dove spicca “u Munacidd” (maccaronara con purea di zucca, salsiccia sbriciolata e peperone crusco) e il maialino al forno con pera Signora. 

Il pasto è accompagnato da un ottimo pane fatto in casa e una carta dei vini ben assemblata con un capitolo dedicato ai migliori Aglianici del Vulture

 

Nulla è dato per scontato neppure con le pizze di matrice napoletana: bordo pronunciato e dal profumo di pane ben cotto, giusta elasticità e scioglievolezza, leggerezza e armoniosità di ingredienti. 

La qualità della materia prima è percepibile assaggiando la classica Margherita (4,50 €) con pomodoro San Marzano Dop, fior di latte, basilico e olio extra vergine di oliva (multicultivar proveniente da uliveti di famiglia).

Da non perdere: la Plebiscito (9 €) con salsa di “vrasciola” e i suoi pezzetti di carne, fior di latte, ricotta fresca e basilico; la Forentum (9 €) con fior di latte, baccalà e polvere di peperone crusco; la Parmigiana(5,50 €) con pomodoro San Marzano, fior di latte, parmigiana di melanzane cotta in forno a legna e scaglie di formaggio grana. 

Con Savino Di Noia l’offerta gastronomica è cresciuta parallelamente alla rivitalizzazione del quartiere“Pescarello”, sia grazie al cibo e alla sua funzione di “catalizzatore della socializzazione” che attraverso il suo progetto di albergo diffuso in abitazioni d’epoca – che guardano il palazzo ducale domus di Federico II e il museo civico – restaurate e arredate con gusto, in uno stile che combina oggetti moderni e d’antiquariato.